In questa sezione si vuole discutere e riflettere sulle mappe tattili in generale, ma soprattutto su quelle che si trovano nei luoghi di interesse pubblico, per esempio nelle stazioni ferroviarie, nei musei, ecc.
Per iniziare, di seguito riporto un articolo molto interessante e ben fatto apparso su "SOCIALDESIGNZINE" datato 2004.
Mappe tattili: un non-progetto
Luciano Perondi
Circa un anno fa sono capitato in una importante stazione italiana (Venezia Mestre). Mi aveva incuriosito un particolare. C'era una piantina della stazione con le immagini in rilievo per i ciechi. Avevo saputo che le ferrovie dello stato avevano avviato un programma per adeguare una trentina di stazioni e tutte quelle in costruzione agli standard del linguaggio tattile (LOGES). Esiste una guida alla progettazione del linguaggio tattile in cui sono spiegati i concetti basilari riguardo ai percorsi, ai segnali tattili, alle "guide naturali" e in cui è raccolta la normativa in vigore. Il tutto è scaricabile dal sito: disabilivisivi.it.
E in effetti sul pavimento della stazione sono presenti dei segnali tattili. La cosa che mi aveva sorpreso era l'uso della piantina in rilievo. Ancora più sorpreso sono stato quando mi hanno raccontato che, recentemente (dopo circa un anno), di piantina ne avevano aggiunta un'altra.
Così come è presentata in quella stazione, a mio parere l'idea di usare una piantina come sistema di orientamento per ciechi è una risposta inappropriata al problema. Senza contare che questa piantina in particolare, presenta di per sé numerose incoerenze. Elenco in ordine sparso le incoerenze che ho trovato.
Incoerenza numero uno: la piantina è disposta ortogonalmente rispetto alla stazione che vuole rappresentare. Questo è già assurdo di per sé, perché questa disposizione rende difficile l'orientamento. Occorre sempre e comunque un lavoro supplementare per ruotare mentalmente la cartina di 90 gradi e adeguarla ogni volta alla stazione.
Incoerenza numero due: le informazioni dovrebbero essere acquisite da quella cartina per via tattile. La percezione tattile è, a mio parere, di natura sostanzialmente sequenziale. Una piantina, al contrario, è bidimensionale nella sua struttura complessiva e non sequenziale nella sua lettura (le immagini sono costruite in base a precise relazioni spaziali legate a un'astrazione razionalizzata della visione: la proiezione ortogonale), una piantina è concepita per essere letta con gli occhi, la descrizione di un percorso ha tutt'altra natura. La descrizione di un percorso è l'indicazione di una sequenza di azioni. Al contrario nella piantina la sequenza di azioni Non è preordinata: una piantina va "orientata", va costruito un nesso analogico tra la realtà e la rappresentazione convenzionale e da questo va ricavato un percorso. Non tutti riescono a compiere questa operazione facilmente. Per favorire l'interpretazione analogica, una piantina contiene una quantità di dettagli (visivi) apparentemente superflui, ma che aiutano a creare più facilmente un contesto in cui riconoscere un ambiente circostante. Di conseguenza, per leggere col tatto un artefatto simile occorrerebbe essere in grado di ricostruire nella propria mente una mappa bidimensionale attraverso una percezione tattile sequenziale. Forse è possibile, ma sinceramente mi suona molto complicato.
Incoerenza numero tre: le immagini sulla cartina rappresentano nel dettaglio la pianta planimetrica della stazione, con tutti gli artifici della notazione architettonica (ad esempio i muri sono rappresentati con tratti di spessore diverso). Per la comunicazione tattile, sul documento citato in precedenza, si raccomanda il massimo della semplicità, in modo da ridurre il numero di informazioni da gestire contemporaneamente. Oltre a questo va osservato che le scritte sono disposte in relazione alla piantina e non in relazione al percorso segnato coi punti. Di conseguenza queste scritte sono difficili da individuare, a meno di vagare a caso per un quarto d'ora sulla piantina. A cosa serve conoscere la forma in pianta di un bagno e l'esatta dimensione e posizione delle turche quando uno deve cercare di capire che strada deve fare per arrivarci. Brillante, tra le altre cose, anche la scelta del materiale, che si è ossidato nel giro di un anno: la prima volta che l'ho vista la piantina era quasi nuova, era il novembre del 2002, le foto che presento sono state scattate nel dicembre del 2003. La vernice rossa è quasi completamente scomparsa (non credo per il troppo uso). La nuova piantina sembra sia fatta nel medesimo materiale. Nella piantina rifatta (ora è molto più elegante visivamente) sono stati accortamente tolti numerosi dettagli (qualcuno deve aver protestato), è stata aumentata la scala ed è stata centrata sulla zona più importante (quella vecchia era una riproduzione integrale della stazione ed era sbilanciata a sinistra). Rimangono però nella sostanza le stesse incoerenze, ad esempio la scritta WC in alto a sinistra è decisamente lontana dal percorso, così come la scritta "deposito bagagli" (a mio parere questo problema è legato all'inspiegabile necessità della coerenza planimetrica); le scritte in braille si trovano a volte sopra e a volte sotto la scritta in caratteri latini.
Incoerenza numero quattro: manca un punto di partenza evidente!
Sulla cartina è segnato un percorso, ma non c'è nessun segno particolarmente evidente che ne indica l'inizio, a parte una scritta che indica la posizione della mappa tattile ("voi siete qui"), ma la sua individuazione è permessa solo a patto di trovare nella cartina il percorso principale e seguirlo nella direzione giusta (esisterà una convenzione che permetta di individuare il punto da cui cominciare a leggere una mappa tattile?). La scritta è per giunta molto piccola per adattarsi al rigore planimetrico del disegno (il corridoio di accesso alla stazione è stretto rispetto alla pianta complessiva).
Incoerenza numero cinque: manca il numero dei binari! La piantina conduce fino al sottopassaggio (che è in una posizione poco felice, in mezzo alla stazione, senza nessun punto di riferimento), ma dimentica di segnare il numero dei binari, la qual cosa è complicata per sua natura (qual è il secondo binario? dov'è l'ottavo binario? C'è una banchina per ogni binario o una ogni due o una ogni tre? Senza dimenticare che la stazione ha due ingressi per cui non si capisce da che parte bisogna iniziare a contare i binari...).
Ma a cosa serve in fondo segnare il numero dei binari in una stazione che ne ha almeno una decina utilizzabili dal pubblico (non li ho contati)?
Chi ha progettato la piantina probabilmente ha pensato che, se doveva disegnare tutti i binari con la precisione planimetrica e il gusto per i dettagli realistici con cui ha disegnato il primo, tre quarti dello spazio disponibile sarebbero stati occupati da binari. Peccato che sui binari non ci si deve andare e nel sottopassaggio invece sì.
Incoerenza numero sei: una mappa del genere probabilmente non servirebbe veramente a un cieco. Senza contare che rimane irrisolto il problema degli ipovedenti, delle persone con problemi agli occhi meno rilevanti e anche di quelli che magari semplicemente non trovano i bagni o la biglietteria. Se il progetto aveva finalità filantropiche, perché non si è curato tutto il resto in modo che la segnaletica fosse chiara e visibile per più persone possibili? perché, ad esempio, si è usato il tutto maiuscolo per cartelli con frasi di cinque e più parole? perché i tabelloni con gli orari sono a distanza tale che occorre una vista più che buona per riuscire a leggere quanto c'è scritto? perché alcuni segnali sono in rosso su nero (praticamente invisibile per chiunque abbia problemi di vista) e l'energia che è stata spesa per trovare i colori adatti alla mappa per i ciechi non poteva essere spesa per una segnaletica più precisa? Hanno per caso provato a far collaudare la mappa in rilievo da un cieco? il fatto che ne abbiano aggiunta una nuova farebbe supporre di no... Non si è pensato che se proprio si volesse fare una mappa tattile di una stazione, ci potrebbero essere altre soluzioni possibili rispetto al fare una piantina in scala in rilievo? Con la vista possiamo permetterci di avere molte informazioni aggiuntive che ci permettono di creare un contesto (e non è detto che sia facile in ogni caso).
La comunicazione tattile, al contrario, probabilmente impone una convenzionalizzazione abbastanza rigida delle informazioni e costruire una sorta di narrazione dei percorsi. Per orientarsi (non solo per i ciechi) la soluzione più semplice sembrerebbe quella di ricevere un'informazione per volta e dividere le informazioni in modo che si specifichino sempre più ad ogni passaggio successivo. Per questo motivo ritengo che di reale utilità per l'orientamento tattile sono i percorsi convenzionali sul pavimento e le cosiddette "guide naturali", piuttosto che le piantine in rilievo.
Queste soluzioni sono effettivamente applicate in varie stazioni, compresa quella in questione (purtroppo in maniera non perfettamente compiuta, se si osserva la prima foto, ad esempio, il segnale tattile per i bagni si interrompe inspiegabilmente nel bel mezzo della banchina, spero non si debba farla lì...).
Per tutti questi motivi una piantina in rilievo in una stazione mi sembra un oggetto superfluo e inappropriato per affrontare il problema della comunicazione per i disabili visivi. Le priorità mi sembrano altre. Ma forse un progetto curato esclusivamente tenendo conto della funzionalità e dell'utilità per i disabili visivi ha un difetto fondamentale: non si vede! 8-8-2010
Foto e sopralluoghi a cura di Lucia Pasqualin (foto inserite il 30-5-2011)
Per sapere cosa sono e a cosa servono, segnalo un sito nel quale reperire informazioni molto utili e disegni esplicativi: www.tactilevision.it |